Guida Videogiochi, nata dalle ceneri di VideoGiochi, è ufficialmente la seconda testata pubblicata tra il giugno 1989 e il dicembre 1990 dal Gruppo Editoriale Jackson. Il titolo in copertina viene a volte interpretato come Guida Video Giochi, ma quando la rivista si riferisce a sé stessa nel testo scrive Guida Videogiochi. Anche se il nome risulterà sconosciuto, GVG, con i suoi inserti ”Console” (a tutti gli effetti una rivista a parte), seppur inferiori alle rivali ”The Games Machine” di Xenia e ”K – Guida al divertimento elettronico” della Glénat, era una pioniera in ambito consolistico.
Merito di questa diversità, in un panorama editoriale videoludico che si concentrava prevalentemente su Amiga e computer in generale, era di affidarsi, come fonte di informazione e articoli da cui attingere e tradurre, a due famose riviste francesi. Una scelta più unica che rara, di solito le riviste di riferimento prese dalle case editrici erano britanniche; tornando a “TGM” e “K” come esempio, le riviste che detenevano l'esclusiva erano rispettivamente l'omonima “The Games Machine” e “ACE”. La Jackson puntò invece su “Micro News” e su “Tilt”, e nei primi numeri viene citato anche un accordo con la statunitense “Compute!”.
Da “Tilt” - una delle più antiche riviste europee di videogiochi, con uno stile che si avvicina a “Computer+Videogiochi” – prendevano tutta la prima parte, news e recensioni, che si distinguevano per la votazione con le stellette, mentre la parte delle news e recensioni sul panorama console era presa da “Micro News”. In seguito visto il buon successo, questa sezione venne staccata dalla rivista e messa in un inserto, redatto proprio come una rivista, che prese il nome di “Console”.
Con le anteprime e recensioni per PC Engine, NES, Master System e Megadrive divenne il punto di riferimento per chi si avventurava nell'allora quasi sconosciuto mondo delle console. Prima di “Game Power”, “Consolemania” e “CVG” c'era “Guida Videogiochi”. L'inserto “Console” è indubbiamente un reperto dell'archeologia videoludica di straordinaria importanza.
Per gli amanti delle console era un vero paradiso, tra le tante hit recensite ricordiamo i classici NES come Bionic Commando, il gioco di Dragonball, Victory Road e le prime foto di un gioco per anni tanto atteso come Metal Gear! Per le macchine Sega ricordiamo un paio di giochi: Wonderboy 3 era il capolavoro che tutti conosciamo, mentre Last Battle era il gioco più desirato e idolatrato dell'appena arrivata console a 16-bit. Ottimo poi il primo reportage sul PC Engine, con ben dieci giochi trattati. Vedere le coloratissime foto di conversioni quali Vigilante, Pac-Land, Ninja Warriors e Side Arms, non potevano che far sognare ogni appassionato di giochi arcade che si rispettasse. Per capire quanto erano uniche e rare le recensioni trattate, basta pensare alla versione Megadrive di Super Thunderblade, un gioco che in tutto il mondo hanno recensito non più di cinque riviste!
Ma quanto c'era di tradotto e quanto c'era di originale in GVG? Tutta la parte di news era come detto di “Tilt”, tranne le info, prettamente nostrane, le recensioni erano prese per intero dalle riviste estere, come anche la rubrica ”Insert Coin”, non solo i testi, ma anche le foto erano identiche, e spesso si limitavano a tradurre solo il testo. Le classifiche ovviamente erano nostre, ma in generale quasi la totalità era tradotta.
Durante una chiacchierata con Massimiliano Anticoli – capo redattore di Guida Videogiochi, che gentilmente ha dato molte informazioni per questa scheda – scopriamo l'aneddoto che si cela dietro al cambio di nome, avvenuto nel quindicesimo numero, diventando “Trucchi & Segreti Videogiochi”:
«“Mmhh… non mi ricordo ora (ride)… credo per qualche critica giunta, perché “Guida” sapeva troppo di “catalogo”…”»
La rivista andava molto bene, ma nonostante ciò chiuse presto e si trasformò in “Computer+Videogiochi”. Ancora una volta Anticoli fruga nei suoi ricordi:
«“Con GVG (Guida Video Giochi) volevamo tornare nelle edicole con una rivista forte, e ci siamo riusciti, il progetto CVG (Computer+Videogiochi) è nato dopo. Ma GVG era nata per durare, e poi si è evoluta. Avevamo anche ricevuto delle critiche, dovute alle news non sempre nuove, ma era dovuto a una latenza tra la rivista “Tilt” e noi”.»
Un altro marchio di fabbrica di questa testata era il formato, dopo l'esperienza negativa del simil giornale in grande formato A3, tentato con alcuni numeri di “VideoGiochi”, e contro tendenza del formato A4 o A4 allargato (per impedire grezzamente le fotocopie), GVG era un pocket, ovvero A5 (in parole povere la metà di un foglio “normale”). Probabilmente per un bisogno di distinguersi, e il formato tascabile, unito a una grafica semplice, quasi minimalista, ha permesso di raggiungere questo obbiettivo.
“Guida Videogiochi” durò solo 17 numeri, dal 1989 al 1990, prima di diventare, con la medesima redazione, “Computer+Videogiochi”, terza e ultima rivista della Gruppo Editoriale Jackson.
Ad oggi rimane una rivista rara, e i diciassette numeri usciti sono di difficile reperibilità.
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