Double Dragon Advance per Game Boy Advance © 2004 Atlus Software / Million.
Alcuni anni fa i Coin-Op si trovavano senza problemi sia nelle apposite sale giochi, sia nella maggior parte dei comunissimi bar. Cosicché, anche coloro che non avevano la possibilità di possedere una console da casa, o anche un computer come il Commodore 64 (o lo Spectrum o l’Amstrad) e poi ancora l’Amiga (o l’Atari ST), potevano passare molte ore videogiocando al costo di 200 lire a partita. Per i giovani trentenni con la passione dei videogiochi e che videogiocano a casa dai tempi del Vic-20, le prime vere sfide si facevano nel bar che avevano sotto casa; e quanti gloriosi capolavori sono passati da quel bar… E forse tutto è nato là. Tornando al presente i tempi cambiano e i sociologi del fenomeno videogames sostengono a gran voce che solo oggi il videogiocare si è diffuso in larghissima scala rispetto a 5 anni fa; ringraziamo in questo l’enorme diffusione casalinga dell’elettrodomestico PlayStation. In pochi si soffermano a pensare che, piuttosto, sembra cambiato l’approccio al videogioco, invece che la sua diffusione. Oggi infatti si legge continuamente che un po’ in tutto il mondo il coin-op sta attraversando una crisi che probabilmente lo porterà alla sua definitiva estinzione: sale giochi deserte o ritrovo esclusivo di spacciatori e prostitute (anche precoci), bar dotati soltanto di ignobili poker machine (altro che flipper!) utilizzate da cinquantenni puzzolenti ipnotizzati che al massimo riscuotono altri gettoni per giocare ancora… Dove sono finiti dunque tutti coloro che associavano la parola “videogames” alla parola “coin-op” oppure “sala-giochi” oppure “Insert Coin”o infine “C’hai una 200lire”? Giocano tutti a casa, con le console, con i PC. Questa lunga introduzione, che lascia spazio abbondante a una vena nostalgica che mi porto dietro ogni volta che ripenso ai videogiochi del tempo che fu (per carità non voglio lamentarmi di quelli moderni), è giustificata dal titolo che stiamo per prendere in esame in una veste grafica modernizzata, per una console recente. Un gioco che tanti di noi hanno giocato e rigiocato nel bar dell’amico sottocasa e di cui forse sentivano la mancanza. Signore e signori un bell’applauso per Double Dragon Advance!
Storia dell’arcade, storia del picchiaduro, storia della grafica 2D che muoveva i primi passi nella tridimensione, storia della cooperazione al joypad, storia della sala giochi e storia del videogames. Davvero occorreva scomodare, per l’ennesima volta, l’ennesimo grande classico/padre/progenitore del passato? A voi la risposta! L’originale arcade vide la luce nel lontano 1987, frutto della collaborazione tra Taito e Technos. Mentre quasi tutti i sistemi casalinghi si apprestavano a riceverne adeguata conversione (ricordiamo quelle per NES, C64, Amiga), al bar usciva il secondo episodio (1988): quest’ultimo, non mutando l’essenza del padre, presentava un livello di difficoltà ancor più marcato e veniva introdotto, molto crudamente, non dal rapimento di Marian (fidanzata di Billy) bensì dall’assassinio della stessa. Nel 1990 faceva la sua comparsa al bar anche il terzo episodio (Rosetta Stone, convertito anche su SNES), nonché la conversione del primo episodio per Game Boy, in bianco e nero. La storia di Double Dragon vede protagonisti i due fratelli Billy e Jimmy Lee (cognome non casuale), al momento dell’inizio del difficile viaggio alla ricerca della fidanzata di Billy (rapita), in una New York City violentata da una guerra nucleare e dominata dalla delinquenza. Il gruppo di cattivi che affrontano i fratelli Lee fa parte della famigerata setta dei Black Warriors: tra essi molti di voi ricorderanno i mitici Will, il punk Roper, Linda e le sue amichette sadomaso, il primo boss Burnov, Abobo, il clone di Billy dell’ottavo livello e tutti gli altri… Ah! Quanti ricordi! Sfondo urbano, dunque, per una lotta senza quartiere, attraverso livelli cittadini, fabbriche, ristoranti, quartieri malfamati. Che ne dite, torniamo in strada?
Quante più primavere avrete sul vostro groppone, tanto più, probabilmente, avvertirete un senso di curiosità mista ad emozione nel provare questa nuova incarnazione di un grande classico della vostra giovinezza videoludica. Lo spirito della versione arcade è rimasto del tutto inalterato e fortunatamente Double Dragon risulta essere uno di quei giochi che potrebbe sempre far piacere rigiocare. L’azione si fa viva e violenta fin dalla prima partita, quando si riscoprono le abilità (identiche) dei due protagonisti. I nemici si picchiano con pugni (pulsante A) e calci (B), con R si salta e con L si effettua una sorta di parata, piuttosto stilizzata e anche piuttosto inutile, dal momento che, per funzionare, necessita di avere perfettamente in linea d’aria il vostro braccio rispetto a quello che vi colpisce. Cliccando due volte la croce direzionale il personaggio inizia a darsela a gambe. Possiamo inoltre colpire il nemico dolorante accasciato al suolo, magari per dargli il colpo di grazia ed aiutarlo a passare a miglior vita. Non mancano gli oggetti contundenti che si possono raccogliere nel percorso: sassi, coltelli, mazze da baseball, scatoloni, fruste e altre inedite armi contribuiscono a dare un minimo di varietà in più all’azione di gioco, di per se piuttosto ripetitiva. I comandi rispondono cento volte meglio dell’originale, ci si può voltare facilmente da un nemico all’altro e i calci sono veloci e gratificanti. Il maggior restyling grafico lo hanno effettivamente subito gli sprite, i personaggi che si muovono sul nostro piccolo schermo; sia Billy e Jimmy, che buona parte dei cattivoni, si sono adeguati all’inesorabile scorrere del tempo. Sono tutti più curati nell’aspetto, qualcuno ha cambiato il taglio di capelli, qualcun altro ha sostituito il vecchio chiodo con un più figo giubbottone di pelle alla Matrix (tra i nemici sono chiaramente presenti anche i cloni dell’agente Smith). Di conseguenza, anche se graficamente non siamo certo di fronte ad un capolavoro tecnologico, possiamo dire che Double Dragon non viene umiliato dal tempo passato, risultando in fin dei conti più che carino da vedere. Alla fine dei conti, andando a vedere l’innumerevole numero di conversioni realizzate nel corso degli anni per le varie piattaforme, possiamo dire che questa è una delle migliori, nel bene e nel male. La colonna sonora originale torna a farsi sentire alle orecchie dei nostalgici, con un nuovo arrangiamento sinceramente insignificante, seppur ascoltabile. Gli effetti sonori non sono stati stravolti e, per la gioia dei vecchi hardcore gamers, è ancora presente quell’orrendo barrito quando un nemico muore definitivamente. Che tempi, signori miei! Un altro punto di forza non può che essere la modalità multiplayer. Con due GBA e due cartucce si torna in strada con due fratelli umani e sinceramente è tutto un altro giocare. Il gioco presenta anche una modalità Survival, in cui se ne busca tante, e un’inedita modalità per un singolo giocatore che gli permette di impersonare entrambi i fratelli “switchando” dall’uno all’altro con il tasto Select. Opzione carina e interessante, ma fondamentalmente mal realizzata, in quanto alternarsi nel combattimento, lasciando uno dei fratelli impalato da una parte che ne piglia, non è il massimo della vita, ecco…
Se il restyiling grafico farà storcere il naso ai puristi ma almeno contribuisce a ringiovanire un pochino il prodotto finale, non posso non lamentare il mancato restyling avvenuto alla struttura dei livelli. Non parlo tanto di grafica dei vari schemi, quanto della loro effettiva lunghezza e dell’effettiva durata del gioco; se in sala giochi Double Dragon doveva essere concepito per dare la possibilità di essere terminato in un paio d’ore di gioco assiduo, ciò non è tollerabile in una sua conversione casalinga, soprattutto se datata 2003/2004. I programmatori hanno preferito attingere (a caso, sembra) dai primi due episodi per poter “allungare un pò il brodo” e questo tentativo non convince appieno: da una parte infatti si ha come l’impressione di avere davanti due titoli ma nessuno davvero completo; dall’altra potrebbe prevalere un senso di smarrimento dovuto ad una strana alternanza degli schemi, stravolta rispetto agli originali singoli episodi. Sarebbe stato meglio lasciare tutto com’era (vedi conversione di Final Fight) o magari realizzare due versioni dello stesso gioco nella solita cartuccia (old & new, esattamente come nella riedizione di Bubble Bobble per GBA). Nessuna possibilità di salvataggio ci viene incontro (anche i punteggi vengono inesorabilmente cancellati ogni volta che spegnerete la console) e terminare il gioco, seppur rappresenti una sfida impegnativa, vuol dire ucciderlo per sempre, a meno di non avere un amico con GBA per rifare di tanto in tanto una partitina. In un pomeriggio tutto può davvero dirsi concluso e certamente la ripetitività dell’azione non aiuta in questo scopo. Dovevano essere inseriti più livelli, un sistema di salvataggio anche solo a password… Così proprio non va. Non aiuta la variante sopradescritta della classica modalità in singolo. Un pò inutile e superflua, nonché lontano dal gusto dell’originale, la numerosa serie di vignette in stile Ken il Guerriero che avrete modo di gustare tra uno schema e l’altro. Ben realizzate ma pericolose: lo stile in cui sono realizzate tende a discostarsi un pò da quello che possedeva il gioco originale.
Apprezziamo il lavoro di Million, che ha saputo mantenere lo spirito dell’originale capolavoro da sala giochi evitando di spiattellarcelo pari pari senza pietà, ma anzi cercando di migliorare il gioco laddove forse avrebbe accusato di più il peso degli anni. Purtroppo il discorso relativo alla longevità rende questa conversione un bel pezzo da museo, giocabile, dopo averlo concluso una o due volte; solo in casi di attacchi frenetici da nostalgia canaglia. In ogni caso Double Dragon resta il re dei picchiaduro a scorrimento e sono certo che questa conversione farà la gioia dei molti fan magari non giovanissimi. L’ideale sarebbe stata una cartuccia con il Double Dragon originalissimo, e magari una versione aggiornata, ma aggiornata a tutti gli effetti. Così non è stato, toccherà accontentarsi. Tra l’altro, chissà se vedrà mai la luce anche la versione PAL…
Modalità Esperto
10 crediti
Selezione delle musiche
DOUBLE DRAGON ADVANCE | |
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Titolo | Double Dragon Advance |
Anno | 2004 |
Piattaforma | Game Boy Advance |
Genere | Picchiaduro |
Software house | Atlus Software |
Sviluppatore | Million |
Distributore | Nintendo |
Supporto | Cartuccia |
Controllo | croce direzionale, tasti A, B, L, R, Start e Select |
Numero di giocatori | 1 giocatore, 2 giocatori |
Double Dragon Advance | |
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Gameplay di Double Dragon Advance. |