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EPILESSIA
Quando qualcosa è divertente, c’è sempre qualcuno che tenta di dimostrarne la nocività, spesso in aperta malafede. Forse a causa della loro natura altamente tecnologica e un pò inquietante, forse per via dell’indiscutibile monotonia dei primissimi titoli, i videogame sono caduti più volte nel mirino dei moralisti e dell’opinione pubblica.
Dopo numerose e inconfutabili dimostrazioni che questo passatempo non danneggia la vista più della normale televisione, non rincretinisce ma anzi stimola le facoltà associative e la capacità di coordinazione occhio-mano e non scatena alcuna aggressività primordiale, il 1993 fu l’anno dell’epilessia. L’origine del caso è la dicitura imposta dalle ferree leggi statunitensi sulle confezioni dei videogame (dicitura che è rimasta fino ai giorni nostri), come di molti altri prodotti, che avverte il consumatore della remota possibilità che l’osservare immagini e luci in movimento (come quelle dei videogiochi, ma anche della televisione, di un lampadario che dondola mosso da una corrente d’aria o di un semaforo lampeggiante) faccia manifestare una patologia epilettico-fotosensibile latente.
Un “giornalista italiano” in cerca di sensazionalismi ne ha dedotto che tutti i videogiochi provocassero crisi epilettiche letali in qualsiasi utente, diffondendo poi i suoi vaneggiamenti da un quotidiano nazionale di indubbia fama e scatenando una tale bagarre da rendere necessaria persino un’apposita commissione d’inchiesta per stabilire l’effettiva pericolosità del nuovo nemico elettronico. Fortuna che con il tempo il fenomeno di demonizzazione del videogioco si è notevolmente ridimensionato, altrimenti chissà dove saremmo potuti arrivare, alcuni appassionati dell’epoca preannunciavano il peggio per il loro futuro…
Traccia: • epilessia